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  • Lettera per la Pace: l’appello di Mirko Pallera ai creativi e a chi lavora nella comunicazione

    27 Marzo 2025

    Stiamo attraversando un periodo difficile, le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, le disuguaglianze aumentano.
    Eppure la narrativa dominante sembra spingerci in un’unica direzione: più armi, più difesa, più guerra.
    Immerso nei simboli, nella parole e nelle immagini che danno forma alla nostra società, mi chiedo: che impatto avrà tutto questo sul mondo in cui vivremo nei prossimi mesi, nei prossimi anni?
    Il mondo in cui vivranno i nostri figli.

    Una CTA per la Pace

    Così comincia il messaggio per la Pace inviato dal nostro CEO, Mirko Pallera alla community Ninja, una lettera che è soprattutto un invito a farsi sentire, a liberare le idee, a collaborare per cambiare quello che non funziona nel mondo.

    Come è naturale pensare, nessuno può essere ostinatamente contro la Pace, ma disprezzare la guerra non basta: in mezzo a questa tensione, una voce dovrebbe alzarsi con lucidità e consapevolezza.

    Una voce che appartiene a chi lavora nella comunicazione e che conosce bene il potere delle parole.

    Perché le parole non sono mai neutre: creano visioni del mondo, orientano le emozioni, influenzano le scelte, danno forma al nostro modo di pensare e agire.

    In questa lettera, che è al tempo stesso riflessione e appello, Mirko ci ricorda che le parole possono alimentare la paura o risvegliare la fiducia.

    Possono giustificare politiche che sottraggono risorse alla scuola, alla sanità, al welfare.

    Oppure possono risvegliare la memoria di ciò che ci rende umani: la capacità di cooperare, di costruire insieme, di immaginare un futuro migliore.

    Disarmare le parole

    Colpisce, nel cuore del messaggio, una citazione di Papa Francesco:

    “Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra”.

    È una frase potente, che ci riporta alla radice simbolica della comunicazione. Disarmare le parole non significa renderle deboli o inefficaci, ma liberarle dalla retorica del conflitto per restituirle alla loro funzione generativa, capace di unire invece che dividere.

    La lettera non propone risposte pronte, né soluzioni preconfezionate, ma fa qualcosa di più importante: invita a contarci.

    A capire quanti tra noi condividono questa urgenza, questo bisogno di orientare il proprio talento verso una comunicazione diversa.

    Non una comunicazione ingenua o buonista, ma consapevole, costruttiva, capace di fare da contrappeso alla cultura dell’odio e della paura.

    È un invito a fare rete, a dare voce a un’altra narrazione, a portare nel discorso pubblico parole e immagini di pace, di collaborazione, di fiducia. Perché se chi comunica può rafforzare la paura, può anche riaccendere la speranza.

    E forse, tutto inizia con un commento. Con un “ci sono”. Con una scintilla condivisa.

    E le reazioni non sono mancate: in molti hanno sentito l’esigenza di esprimere il proprio desiderio di libertà, di uguaglianza. E di pace.

    Abbiamo raccolto alcuni dei passaggi più significativi ricevuti in risposta alla lettera di Mirko e li proponiamo, in modo che possano ispirare anche chi legge e spingerlo ad agire.

    Se anche tu vuoi lanciare una proposta, commentare sul tema o, semplicemente, contribuire con la tua voce a questo movimento di pace, faccelo sapere qui.

    Avverto la stessa urgenza e disagio per il mondo che stiamo costruendo e lasciando ai nostri figli. Non so che contributo possa dare per la comunicazione di pace, libertà e eguaglianza, ma ci sono.

    Luca C.

    L’unico modo per coltivare pace è seminare pace. Se vorrete avviare delle iniziative mi piacerebbe essere a bordo!

    Federica G.

    Tutti coloro che si occupano di comunicazione dovrebbero togliere dal loro vocabolario una parola come “odio” in tutte le sue declinazioni, perché l’odio non lascia mai spazio a nessun tipo di confronto, di diversità.
    E soprattutto dobbiamo cercarci degli avversari e non dei nemici: l’avversario ci sprona a dare il meglio di noi per superarlo, il nemico invece va solo abbattuto, con tutti i mezzi.

    Laura M.

    Questa cosa del contarsi, su un discorso di pace, mi piace moltissimo. Siamo in balia del tempo. Sprecarne tanto a farci la guerra è la cosa peggiore che possiamo fare.

    Alessandro B.

    Nella nostra industria “non salviamo vite” eppure siamo sempre straimpegnati e oberati da progetti, scadenze, urgenze quotidiane e idee da portare avanti. Credo che una di queste urgenze che occupano i nostri calendar dovrebbe essere appunto il prendere una posizione ben netta e definita, e utilizzare le nostre skills per cercare di fermare questo delirio a cui stiamo assistendo.

    Angela T.

    Possiamo coltivare una Comunicazione di Pace attraverso la delicatezza, il non giudizio, l’apertura e la gratitudine. Ognuno di noi ha la responsabilità di creare spazi in cui queste qualità possano fiorire. Propongo di integrare il gioco come via di connessione profonda. La giocosità, introdotta in modo sistematico nei diversi contesti, può trasformare le relazioni, sciogliere tensioni e aprire spazi di autentico incontro.

    Cristina S.

    Il web e i social sono divenuti purtroppo luoghi infestati, carichi di vibrazioni negative, dove l’illusione di poter dire la propria opinione sta saturando l’ambiente. Si può comunicare amore, emozione e passione, con le dovute tinte (non tutto è rosa) ma con il giusto intento.

    Mario B.

    Sono cresciuta nel mito dell’Europa unita, dell’erasmus, in un continente in pace da almeno una generazione e desideroso di esportare la pace. Non comprendo la cattiveria umana, la necessità di alcuni di prevaricare gli altri.

    Laura D.

    Oggi mi fate sentire meno sola. Oggi il vostro messaggio vi rende onore. Una presa di posizione per la pace. Vogliono far diventare questa cosa “fuori moda” e invece dovrebbe essere al vertice dei trend. Chiedete delle idee. Ci vorrebbe una campagna virale. Un sorta di “label” per chi aderisce a una “carta della pace dei progettisti della comunicazione”. E coinvolgendo, perchè no, anche competitor, in un’ottica davvero di eccezionalità, di unione, di cambio delle regole.

    Ilaria G.

    Siamo tutti troppo distratti. Abbiamo perso il motore che ci portava a desiderare un mondo diverso (e a lottare per averlo). Seguirò volentieri le evoluzioni di questo “movimento”.

    Chiara P.

    Non so ancora immaginare come, ma il presupposto mi piace e mi stimola a dire che ci sono. Se dobbiamo contarci, contate su di me.

    Giampiero S.

    Credo fermamente che, come comunicatori, possiamo e dobbiamo proporre un’alternativa, offrendo immagini, parole e storie che ispirino un futuro diverso, più giusto e più umano.

    Nicola Z.