Marketing framework: cos’è e come usarlo in una strategia digitale
Consent Mode V2: come cambiano le modalità di consenso di Google
Come funziona lo strumento aggiornato di Google indispensabile per le aziende che vogliono restare competitive senza compromettere la privacy degli utenti
12 Maggio 2025
Negli ultimi 10 anni, la privacy online è diventata una priorità sia per gli utenti che per i legislatori. Per rispondere a queste esigenze, Google ha sviluppato e introdotto strumenti specifici per aiutare i proprietari di siti web a gestire correttamente il consenso.
Tra questi, Google Consent Mode V2 rappresenta un’evoluzione importante che permette di rispettare le normative sulla privacy senza sacrificare completamente la raccolta di dati utili.
In questo articolo, analizzeremo le diverse sfumature di Google Consent Mode V2, faremo chiarezza su cos’è, come funziona e perché oggi è diventato indispensabile per le aziende che affrontano le complessità del marketing digitale e della compliance.
Vedremo i miglioramenti più significativi rispetto alla versione precedente, oltre a capire nel dettaglio come installare e configurare correttamente questo strumento.
Google Consent Mode cos’è
È uno strumento che consente sia di comunicare le scelte di consenso sui cookie ai tag di Google, sia di misurare le prestazioni dei canali digitali e della pubblicità.
Inoltre, con Consent Mode, Google ti consente di modellare il comportamento degli utenti che non hanno prestato il consenso.
La prima versione è stata introdotta nel 2020 per consentire la raccolta di dati per Google Analytics e Google Ads, nel rispetto delle normative UE sulla privacy dei dati (GDPR). Google Consent Mode V2 è una versione aggiornata creata per allinearsi al nuovo Digital Markets Act, che è entrato in vigore a marzo 2024.
Google Consent Mode non è una soluzione autonoma per la gestione del consenso degli utenti o la conformità ai cookie.
Non sostituisce la necessità di una Consent Management Platform (CMP) o di un banner/widget per il consenso ai cookie responsabile dell’acquisizione e della gestione del consenso degli utenti sui siti web.
Piuttosto, funge da funzionalità complementare che interagisce con una CMP per garantire che i tag e gli script di Google funzionino in conformità con le preferenze di consenso degli utenti.
Qual è la differenza tra Google Consent Mode V1 e Google Consent Mode V2?
Google Consent Mode V2 è una versione migliorata della V1, che offre funzionalità di personalizzazione avanzate e una migliore conformità ai requisiti di privacy.
La versione originale si concentrava principalmente sulla raccolta di dati solo dopo il consenso esplicito dell’utente e ha introdotto due parametri principali: ad_storage e analytics_storage, i quali controllano l’archiviazione dei cookie, rispettivamente per la pubblicità e l’analisi.
La modalità di consenso V2 ha ampliato la V1 offrendo un controllo più granulare sulla raccolta e l’elaborazione dei dati. Ha inoltre introdotto due nuovi parametri, ad_user_data e ad_personalization, per controllare l’utilizzo dei dati per la pubblicità e la personalizzazione.
Con Google Consent Mode V2 vengono inoltre introdotte le modalità di consenso Base e Avanzata.
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Come installare Google Consent Mode V2: una guida veloce
L’implementazione di Google Consent Mode V2 rappresenta un passo importante verso la conformità alle normative sulla privacy, che permette di preservare il valore dei dati raccolti.
Sebbene l’installazione possa sembrare complessa, seguendo questa piccola guida e collaborando con la tua CMP, potrai configurare correttamente questo strumento su un sito web.

Ricorda che la privacy degli utenti deve essere sempre una priorità, e strumenti come Consent Mode V2 possono aiutarci a rispettare le scelte degli utenti senza compromettere completamente la nostra capacità di analizzare i dati e ottimizzare le campagne marketing.
Prima di procedere con l’installazione di Consent Mode V2, assicurati di avere:
- Accesso alla gestione del tuo sito web
- Google Tag Manager configurato (consigliato) o la possibilità di modificare direttamente il codice del sito
- Una piattaforma di gestione del consenso (CMP) compatibile con Consent Mode V2
Con l’entrata in vigore di normative sempre più stringenti in materia di privacy e tracciamento, Google Consent Mode V2 diventa uno strumento imprescindibile per chi gestisce attività di digital marketing e advertising.
Questa nuova versione consente ai siti web di raccogliere dati nel rispetto delle scelte degli utenti, senza compromettere l’efficacia delle misurazioni.
L’installazione parte da un’integrazione con una piattaforma di gestione del consenso (CMP) compatibile, che permette di inviare a Google i segnali corretti relativi al consenso espresso.
Successivamente, è necessario configurare correttamente i tag di Google (Google Tag Manager o gtag.js), includendo le nuove variabili ad_user_data e ad_personalization.
Il processo richiede una certa attenzione tecnica, ma è fondamentale per garantire la compliance con il Digital Markets Act e mantenere attive le funzionalità di Google Ads e GA4 in modo conforme e trasparente. Implementarlo oggi significa preparare il proprio ecosistema digitale al futuro della pubblicità cookieless.
Come implementare Google Consent Mode V2
Google Consent Mode può essere integrata con la Consent Management Platform (CMP) di un sito web, ovvero il sistema che raccoglie e gestisce il consenso (o il rifiuto) da parte degli utenti rispetto all’utilizzo dei cookie e al trattamento dei dati personali.
Anche se non sono l’unico strumento per rispettare le normative sulla privacy, le CMP sono tra i più utilizzati e pratici. Vediamo come interagiscono con la Consent Mode per assicurare l’uso corretto di tag e script di Google secondo il GDPR.
- Configurazione iniziale
Il proprietario del sito integra la CMP con i servizi di Google e modifica il codice sorgente per definire il comportamento dei tag di Google in base allo stato del consenso dell’utente, sia prima che venga espresso, sia dopo.
- Fase 1: raccolta del consenso
Al primo accesso al sito, all’utente viene mostrato un banner che spiega come verranno utilizzati i cookie e i suoi dati. Può accettare o rifiutare tramite appositi pulsanti. Alcune CMP permettono una scelta più granulare, ad esempio distinguendo tra cookie per finalità analitiche o pubblicitarie.
- Fase 2: comunicazione dello stato del consenso
Una volta effettuata la scelta, la CMP invia a Google lo stato del consenso dell’utente.
- Fase 3: adattamento dei tag di Google
Google regola il comportamento dei tag in base alla preferenza espressa.
Consenso pieno: i tag funzionano normalmente, raccogliendo dati completi. Consenso negato: i dati vengono raccolti in modo anonimizzato, senza ID utente, evitando ogni forma di personalizzazione (come il retargeting).
Consenso parziale: se l’utente accetta solo alcune finalità (es. analisi ma non pubblicità), Google adatta di conseguenza l’uso dei cookie.
I rischi se Google Consent Mode V2 non viene implementato
Senza la nuova Google Consent Mode V2, gli inserzionisti rischiano un tracciamento meno preciso, funzionalità di remarketing limitate e potenziali problemi di conformità – un rischio concreto soprattutto in Paesi con normative sulla privacy particolarmente restrittive.
Inoltre, non potranno beneficiare della conversion modeling di Google, che può recuperare fino al 70% dei dati di conversione persi.
Ecco una panoramica più dettagliata dei rischi che si corrono se non viene installata:
- Meno accuratezza nel tracciamento delle conversioni: permette di raccogliere dati anche quando l’utente rifiuta il consenso, offrendo una visione più completa delle performance delle campagne.
- Limitazioni nel remarketing: senza il consenso gestito correttamente, Google non può tracciare gli utenti per fini pubblicitari, rendendo impossibile creare segmenti di pubblico efficaci o attivare strategie di remarketing.
- Rischi legali e di reputazione: l’assenza della Consent Mode V2 può comportare violazioni delle leggi sulla privacy come il GDPR e il DMA, con conseguenze legali o danni all’immagine del brand.
- Perdita della modellazione delle conversioni: la modellazione consente di stimare in modo intelligente le conversioni non tracciate, migliorando l’ottimizzazione delle campagne anche in condizioni di consenso limitato.
- Requisito obbligatorio per alcune funzionalità Google Ads: per funzionalità come remarketing e auto-bidding, Google richiede espressamente la V2, soprattutto per gli utenti nello Spazio Economico Europeo (SEE).
Tecnicamente, e secondo le norme di Google sul consenso degli utenti UE, Google Consent Mode V2 è obbligatorio per l’utilizzo di alcuni prodotti Google in aree geografiche con normative sulla privacy rigorose.
Tuttavia, la domanda più pertinente è: la tua azienda può permettersi di non implementarlo?
Considera questi fattori:
- La sede della tua attività, il pubblico a cui ti rivolgi e le leggi sulla privacy applicabili.
- I prodotti Google su cui fai affidamento per il marketing.
- La tua esigenza di dati di conversione accurati.
- Il tuo impegno per la conformità alla privacy.
Per la maggior parte delle aziende che utilizzano gli strumenti di marketing e analisi di Google, l’implementazione di Consent Mode V2 dovrebbe essere considerata essenziale piuttosto che facoltativa, soprattutto se si opera in aree geografiche con normative sulla privacy molto rigorose.

La scadenza per l’implementazione del monitoraggio delle conversioni e del remarketing di Google Ads nello Spazio Economico Europeo e nel Regno Unito è già passata, rendendo la Modalità di Consenso V2 di fatto obbligatoria per le aziende di quelle regioni che utilizzano questi servizi specifici. Per le aziende di altre regioni, l’implementazione è vivamente consigliata, poiché è probabile che requisiti simili si estendano a livello globale.
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Come verificare Google Consent Mode V2
Dopo che abbiamo implementato Consent Mode V2 di Google arriva la parte cruciale, ossia verificare che tutto funzioni come dovrebbe. Una configurazione corretta non solo ci aiuta a restare in regola con il GDPR, ma ci permette anche di continuare a raccogliere dati utili per le nostre campagne.
Ecco alcuni passaggi fondamentali per controllare che la configurazione sia correttamente attiva.
1. Google Tag Assistant
È uno degli strumenti più immediati. Basta installare l’estensione per Chrome, visitare il tuo sito e attivarla. Se i segnali di consenso vengono passati correttamente ai tag di Google, sei sulla strada giusta.
2. Dai un’occhiata agli Strumenti per sviluppatori del browser
Apri la scheda “Rete”, filtra le richieste ai domini di Google (come google-analytics.com o doubleclick.net) e controlla i parametri gcs. Un valore come gcs=G100 indica consenso pieno, mentre gcs=G000 segnala che l’utente ha rifiutato.
3. Usa il parametro di debug
Aggiungi ?cookie_debug=1 all’URL del tuo sito: ti compariranno in console log dettagliati che mostrano lo stato del consenso e il comportamento dei tag.
4. Prova diversi scenari di consenso
Rifiuta tutto, accetta solo analytics, accetta tutto: ogni volta osserva cosa succede ai tuoi tag. È il modo più semplice per capire se la tua implementazione è davvero dinamica.
5. Attiva la modalità anteprima in Google Tag Manager
Se usi GTM, entra in modalità preview e interagisci con il banner cookie. Controlla se i tag si attivano (o meno) in base alla scelta dell’utente.
6. Monitora la DebugView di GA4
Con Google Analytics 4 puoi seguire in tempo reale come vengono raccolti gli eventi in base alle preferenze di consenso.
7. Verifica le chiamate API della Consent Mode
Nel tuo codice dovresti trovare chiamate come gtag(‘consent’, ‘default’, {…}) e gtag(‘consent’, ‘update’, {…}), che indicano che i segnali stanno viaggiando come previsto.
Una verifica davvero efficace non passa solo dal codice, ma anche dall’esperienza utente: chi visita il sito deve capire facilmente cosa sta accettando, sentirsi tutelato e avere sempre il controllo.

In un contesto in cui la privacy è diventata un tema centrale, essere trasparenti non è solo una questione di conformità, ma rappresenta un’opportunità per costruire fiducia e rafforzare la relazione con gli utenti.
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