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  • Quasi 1 creativo su 2 in ambito pubblicità, marketing, PR e media si identifica come neurodivergente

    24 Giugno 2025

    Quasi 1 creativo su 2 in ambito pubblicità, marketing, PR e media si identifica come neurodivergente, contro il 31% della popolazione generale. Il dato emerge da uno studio congiunto tra Understood, Havas e l’American Association of Advertising Agencies. Una presenza così ampia rende urgente cambiare la cultura aziendale per valorizzare la neurodiversità.

    Discriminazione sul lavoro e neurodiversità: i dati preoccupanti

    Almeno il 25% dei creativi neurodivergenti ha subito discriminazioni o pregiudizi sul lavoro. Nonostante la crescente consapevolezza, molti continuano a nascondere la propria condizione per timore di non essere compresi o accettati.

    Questa dinamica alimenta il mascheramento neurodivergente e la sindrome dell’impostore.

    Mascheramento, ADHD e sindrome dell’impostore nel mondo creativo

    Il 90% dei creativi neurodivergenti pratica il mascheramento, ovvero si sforza di apparire “neurotipico” per integrarsi. Il 50% afferma di non sentirsi libero di parlare della propria neurodivergenza.

    neurodivergenza nel settore creativo

    Questo tasso è 56% più alto rispetto ad altri settori, segno che neurodivergenza e sindrome dell’impostore nel marketing sono problemi concreti.

    L’impatto dell’ambiente di lavoro sulla creatività neurodivergente

    Il 75% dei creativi, neurodivergenti e non, si sente limitato nella propria espressione creativa.

    Gli ambienti di lavoro attuali valorizzano velocità e produttività, penalizzando il pensiero divergente. Meeting continui, notifiche in tempo reale e spazi open space sono tra gli elementi che ostacolano l’esperienza di chi lavora con ADHD e dislessia.

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    Creativi neurodivergenti e gestione del tempo nelle agenzie

    Oltre la metà dei lavoratori neurodivergenti ha difficoltà nella gestione del tempo e dell’organizzazione.

    Il 90% trova che le scadenze compromettano la creatività, ma l’85% riconosce che aiutano a mantenere la produttività. Serve dunque un bilanciamento più attento tra stimoli creativi e vincoli organizzativi.

    Inclusione neurodivergenti pubblicità: tra stigma e potenziale inespresso

    Solo il 18% dei creativi neurodivergenti richiede accomodamenti, anche se l’80% di chi lo fa è soddisfatto del risultato. Il timore di essere etichettati come “bisognosi” è ancora forte.

    Eppure, adattamenti semplici possono cambiare l’esperienza lavorativa e far emergere neurodivergenza come vantaggio competitivo nel settore creativo.

    Vantaggi dell’intelligenza artificiale per i lavoratori neurodivergenti

    Secondo il report, oltre la metà dei creativi neurodivergenti utilizza l’AI sul lavoro, contro il 20–40% della popolazione generale. L’uso dell’AI tra neurodivergenti favorisce autonomia, gestione delle attività e compensazione delle difficoltà di attenzione. Un’opportunità enorme per promuovere creatività e salute mentale.

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    Come supportare i creativi con ADHD e autismo

    Accomodamenti, formazione e apertura culturale sono le tre leve principali. Le aziende possono iniziare rivedendo le modalità di comunicazione, offrendo spazi più silenziosi, flessibilità nei ritmi e accesso a tecnologie abilitanti.

    Solo così si potrà davvero supportare i creativi con ADHD e autismo e costruire un ambiente di lavoro inclusivo.

    Neurodivergenza come risorsa, non come ostacolo

    La neurodivergenza nel settore creativo non è una sfida da gestire, ma un potenziale da liberare. Con i giusti strumenti e una cultura aziendale aggiornata, le agenzie pubblicitarie possono valorizzare competenze uniche, attrarre nuovi talenti e comunicare in modo più autentico.

    Perché diversità cognitiva significa ricchezza creativa.