Daily Brief – Giovedì 24 ottobre 2024
Un robot in ogni casa: non ci ruberanno il lavoro e ci faranno vivere meglio
Secondo il World Economic Forum, l’automazione globale è destinata a creare 133 milioni di posti di lavoro nel prossimo decennio
31 Ottobre 2019
- Il timore che i robot possano sconvolgere la nostra società è sempre più diffuso.
- L’animatrone Jerry Manbot è stato premiato con il Blue Ribbon come Maker of Merit alla Maker Faire Rome.
- Fabio Casciabanca ci spiega che la sfida per i robot sarà anche quella di entrare in relazione con gli esseri umani.

Siamo preparati a vivere a stretto contatto con i robot?
Lo stiamo già facendo, i robot sono già presenti nelle nostre vite. Tendiamo a non riconoscerli perché “non ci assomigliano” ma, ogni volta che facciamo un prelievo al bancomat o programmiamo la nostra lavatrice smart, stiamo dando istruzioni a una macchina, che le esegue con puntualità e precisione. Senza contare, poi, i potentissimi computer che teniamo tra le mani ogni giorno, gli smartphone, ormai vere e proprie appendici del corpo umano. Nelle nostre case utilizziamo gli assistenti vocali con disinvoltura ed è un primo passo verso un rapporto “one to one” con strumenti che diventeranno sempre più affidabili e utili. Un aspetto importante è che le aziende come Google e Amazon avrebbero potuto facilmente inserire il software degli assistenti vocali e smart speaker nei dispositivi che già utilizziamo. Invece, hanno scelto di creare una “dimensione fisica” per le loro applicazioni entrando, letteralmente, nelle nostre case.
Come la mettiamo con le paure legate alla perdita dei posti di lavoro a causa dell’automazione?
Secondo il World Economic Forum, l’automazione globale è destinata a creare 133 milioni di posti di lavoro nel prossimo decennio, quasi il doppio dei 75 milioni che è destinata a rendere obsoleti. I robot lavoreranno al nostro posto? Probabilmente sì, ma è necessario abbandonare ogni forma di neo-luddismo, considerato che la sostituzione della forza lavoro con le tecnologie porterà enormi vantaggi. Oggi molte persone sono “incastrate” in lavori di routine, ripetitivi e poco gratificanti. Ecco, quelli sono lavori “da robot” adatti per le macchine.
Quindi dobbiamo rassegnarci: i robot ci ruberanno davvero il lavoro?
Né più né meno di quanto le automobili abbiano rubato il lavoro ai cavalli. Si tratta solo di considerare una tecnologia, che è neutra di per sé, come una possibilità di progresso; la politica dovrà affrontare una serie di importanti sfide per costruire una sovrastruttura adeguata a evitare le tensioni sociali che questo sconvolgente processo evidenzierà. Come tutti ricordiamo, anche l’introduzione del telaio meccanico sembrò rendere inutile e vecchia l’attività umana nel settore tessile suscitando malcontenti e rivolte ma, oggi, chi indossa un capo fatto a mano? L’uomo, confrontandosi con le nuove tecnologie, si è semplicemente diretto su altro. Anche la cura degli stessi esseri umani e, in alcuni casi, la loro sopravvivenza potrebbe dipendere dalle macchine.In che senso?
Viviamo un periodo di rivoluzione sociale: l’aspettativa media di vita continua a crescere e la natalità, invece, è in netto calo. Lo scenario che ci troviamo di fronte prevede una società sempre più anziana, con meno persone in grado (o disposte) ad occuparsene; l’impiego delle macchine nell’assistenza degli anziani o delle persone affette da patologie, può trasformarsi in un vero salvagente sociale. Sono infatti molte le aziende che operano nel settore Health ad aver già immaginato questa svolta, creando processi per il monitoraggio a distanza e delle diagnosi in teleconferenza; in futuro, andremo molto meno spesso dal medico, fisicamente. LEGGI ANCHE: Medicina predittiva e personalizzata: ecco come sarà i futuro nell’Health Più nello specifico, un Jerry Manbot che assiste un anziano può funzionare da agenda, ricordando di assumere i giusti farmaci nel momento opportuno o consigliando stili di vita e alimentari sani e adatti ai suoi parametri.