Daily Brief – Venerdì 21 febbraio 2025
“I leader migliori sono quelli che vogliono vedere gli altri crescere e imparare”. Le riflessioni di Victoria Roos-Olsson al WOBI
I leader dovrebbero rappresentare il cardine della costruzione e del mantenimento di culture organizzative ad alta fiducia e ad alte prestazioni
11 Novembre 2019
In base alla tua esperienza pensi che alcuni leader siano migliori di altri per natura?
Penso che quella della propensione genetica alla leadership sia un mito. Alcuni leader possono essere più appassionati di altri, possono voler veramente essere leader ad un livello differente, avere il desiderio intrinseco di vedere le persone crescere e imparare, e quindi vedere nel successo altrui il proprio. Questo li rende naturalmente leader migliori, ma le capacità non cambiano.
Suggerisci nei tuoi discorsi uno stile di leadership molto “morbido”, basato su compassione, empatia, etc. Ma osservando onestamente alcuni dei leader più conosciuti del mondo, la “morbidezza” non è proprio ciò che li contraddistingue, anzi. Come lo spieghi?
Secondo me quel tipo di leader, quelli da prima pagina dei giornali e che cambiano il mondo per sempre, sono molto bravi a fare due cose: da una parte creare la vision, ovvero definire i risultati attesi, il perché, in un modo che può ispirare fortemente le persone. Così chi decide di partecipare al gioco vuole veramente far parte del percorso e realizzare qualcosa, come Steve Jobs che diceva “vuoi vendere acqua zuccherata o cambiare il mondo?”. Geniale. Nella mia esperienza comunque la cosa a cui sono più bravi è un’altra, ovvero circondarsi di persone che sono davvero bravi leader, nel senso “morbido” che io declamo; solo così diventano veramente chi poi noi vediamo attraverso i giornali. Sono i CEO visionari che prendono i riflettori, e sotto di loro c’è il (oppure i) leader. Se non succede così, la loro leadership funziona solo nel breve termine.Credi che i leader cambino molto da Paese a Paese?
Ho lavorato in decine di paesi e lavorato con centinaia di nazionalità. E la verità è che siamo più simili di quanto pensiamo, anche se a prima vista non sembra. Le grandi verità di fondo, i desideri più intimi, di realizzazione personale e accettazione, sono uguali. Però sì, ci sono differenze culturali e bisognerebbe conoscerle. Se sei un leader con collaboratori di altri paesi devi sapere come mai si comportano in certi modi non puoi analizzarli secondo i tuoi filtri culturali. Una volta avevo un team composto da degli indiani, e ogni volta che chiedevo di fare qualcosa loro dicevano sì davanti a me, ma poi non portavano a termine niente. Poi tempo dopo, facendo un corso, mi hanno spiegato che i popoli asiatici, e in particolare proprio gli indiani, sono abituati a non dire mai no perché è considerato offensivo, e quindi dicono sì anche se non hanno capito. Ecco, queste sono differenze fondamentali da conoscere per essere un buon leader internazionale. Per il resto però è tutto uguale, tutti vogliono feedback sul proprio lavoro, un obiettivo concreto su cui lavorare, etc. Poi magari lo esprimono in modi diversi, ma è uguale per tutti.