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Amnesty celebra i fotoreporter di guerra nella nuova campagna “The Power of Truth”
5 Maggio 2025
Amnesty International lancia una campagna di forte impatto visivo ed emotivo, per rendere omaggio al ruolo dei fotoreporter di guerra.
Realizzata in collaborazione con Dentsu Creative, l’iniziativa intitolata “The Power of Truth” mette al centro la fotografia come strumento di verità, denuncia e memoria.
Il potere della verità e il coraggio dei fotoreporter di guerra
La campagna si articola in tre immagini emblematiche: “Fossa comune”, “Tortura” e “Fucilazione”.
Fossa Comune
Tortura
Fucilazione
Ognuna rappresenta scene di violenza reale, avvenute in contesti di guerra in Europa, Medio Oriente e Africa. Ma c’è un dettaglio che rompe la brutalità delle immagini: gli aggressori si fermano, colti da uno sguardo che li disarma.
Non è una pistola. È l’obiettivo di una fotocamera. Un simbolo potente che trasforma la macchina fotografica in giudice e testimone, capace di denunciare l’ingiustizia e far riflettere.
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Gli scatti di Stefano Rosselli: la macchina fotografica come arma morale nella campagna Amnesty
Le fotografie sono firmate da Stefano Rosselli, fotoreporter ed ex pubblicitario, e prodotte dalla casa di produzione Stink.
Con uno stile crudo e diretto, Rosselli cattura l’essenza del reportage di guerra: rischiare la vita per documentare ciò che molti preferirebbero non vedere. Attraverso il suo sguardo, la campagna restituisce dignità e potere alla verità visiva, e ricorda quanto sia fondamentale proteggere chi la racconta: i fotoreporter di guerra.
Una campagna per la libertà di stampa e la difesa del giornalismo di guerra
«Questa campagna ha il pregio di mostrare l’efficacia dell’informazione e allo stesso tempo gli effetti di una donazione ad Amnesty International Italia a difesa della libertà di stampa», spiega Giulio Frittaion, Executive Creative Director di Dentsu Creative Italy.
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Fotoreporter di guerra: testimoni silenziosi al servizio della verità
“The Power of Truth” è un inno al valore civile e morale del fotogiornalismo. Il messaggio è chiaro: una fotocamera non salva vite direttamente, ma può fermare l’ingiustizia.
Può cambiare le coscienze. E può diventare l’arma più potente contro l’impunità.
In un’epoca in cui la disinformazione e la censura avanzano, Amnesty richiama l’attenzione su chi, con una macchina fotografica al collo, sceglie ogni giorno di stare dalla parte della verità.
Un tributo ai fotoreporter di guerra, custodi della memoria collettiva, che spesso operano nell’ombra, ma senza i quali non sapremmo davvero cosa accade nel mondo.