Ecco perché i centri per l’impiego vanno chiusi e il Reddito di Cittadinanza trasformato in un’app
Possiamo diventare subito una "smart nation" che usa Big Data e eLearning per risolvere il problema di lavoro. Basta volerlo.
9 Aprile 2019

La fine del lavoro come lo conosciamo
E mentre si discute se dovremo tassare le aziende che sostituiranno i lavoratori umani con robot e intelligenze artificiali, ci troviamo ad affrontare il problema del ricollocamento di migliaia di persone che perderanno il lavoro come conseguenza dell’automazione di molti processi e di come preparare le nuove generazioni ad una probabile “fine del lavoro”.
Le competenze necessarie per affrontare il futuro
Ho partecipato come speaker al #Sum03, l’evento dedicato a comprendere il futuro organizzato dall’Associazione Gianroberto Casaleggio e dal palco di Ivrea ho evidenziato alcuni dei temi che tracciano le strade del cambiamento dei prossimi anni e delle competenze lavorative necessarie a cavalcarlo: blockchain, intelligenza artificiale, big data, realtà virtuale, biohacking sono alcune della parole chiave. Cosa possiamo fare come cittadini e lavoratori per apprendere nuove competenze e restare competitivi in un mercato che si assottiglia e si modifica profondamente? E cosa deve fare lo Stato in termini di politiche del lavoro attive e rispondenti alla necessità e velocità del cambiamento? Sicuramente non possiamo perdere tempo, nè continuare a seguire vecchie strade.
Il Reddito di Cittadinanza è un buon inizio…
Il Reddito di Cittadinanza è partito e servirà a tamponare, almeno in parte, la perdita di posti di lavoro. Si tratta di un ammortizzatore sociale indispensabile e imprescindibile nello scenario fin qui descritto. Questo però non significa rassegnarci alla perdita di competitività degli umani rispetto alle macchine: per ora le competenze necessarie per trovare lavoro appartengono ancora principalmente all’essere umano e sarà così per un bel po’. E giusto quindi sintonizzarsi sulle pratiche di formazione più efficaci al fine di ricollocare chi perde il lavoro formandolo alle nuove competenze nell’ottica di quello che viene definito “lifelong learning”. Perché allora non usare proprio quella tecnologia, da alcuni accusata di distruggere posti di lavoro, per risolvere il problema dell’occupazione? Perché, mentre le tecnolgie esponenziali cambiano il mercato del lavoro a velocità mai viste, progettiamo ancora politiche del lavoro legate a strumenti obsoleti: fisici, cartacei, locali, non integrati, nè intelligenti, basati su metodologie formative poco tracciabili e scarsamente efficienti?
… ora trasformiamolo in una App!
Come spesso succede, le risposte a domande complicate possono essere molto semplici: per unire domanda e offerta e creare un unico ecosistema del lavoro smart non dobbiamo inventarci nulla che già non esista. Tutto quello che serve è già disponibile! E lo abbiamo sempre con noi. Si chiama smartphone. Se cerco una casa in affitto, un volo per spostarmi, un albergo o un ristorante, lo impugno, apro una applicazione e trovo quello che voglio in pochi secondi. Se ho una stanza da affittare mi registrerò su AirBnB per renderla disponibile, se cerco un freelance per un lavoro probabilmente accederò a Fiverr. Se voglio cambiare casa vado su una applicazione che identifica il punto in cui mi trovo e che mi propone una selezione di immobili elaborata secondo le mie esigenze. Ecco, se un’azienda ha bisogno di un lavoratore con cui incamerare anche i benefici derivanti dall’attuazione del Reddito di Cittadinanza, deve poterlo fare facilmente, proprio attraverso un’app. Se un lavoratore cerca un impiego vicino a casa, si geolocalizza e accede alle offerte della aziende. Dalla stessa app il lavoratore si propone per la posizione e fissa un colloquio. Dall’app l’azienda fornisce un feedback sul colloquio, confermando che sia avvenuto e che il candidato si sia presentato. Come avviene su Tinder, se c’è feeling avviene il match e sboccia l’amore. In questo caso un’assunzione.
I vantaggi di formare i lavoratori in elearning
Lo scambio in tempi rapidi delle informazioni sulle offerte e richieste di lavoro permetterebbe di individuare facilmente i settori strategici sui quali investire in formazione finanziata, tenendo conto anche delle esigenze e delle peculiarità regionali, ma è essenziale anche un altro aspetto: la formazione per il ricollocamento legata al Reddito di Cittadinanza deve essere fatta in elearning, via smartphone, computer e tablet.

DA IO.italia.it a IA.it, l’applicazione unica per il RDC
In questo senso sono incoraggianti i passi mossi da questo Governo e da quello precedente che, attraverso il Team Digitale di Diego Piacentini, ha progettato e sta sviluppando un’app per mettere in comunicazione facilmente la Pubblica Amministrazione con i cittadini. Operazioni semplici, che spesso ci portano via tempo, come pagare multe e bolli, saranno disponibili sull’applicazione IO.italia.it.
Mettendo insieme un unico interfaccia per l’accesso al Reddito di Cittadinanza, i dati sulla domanda e offerta di lavoro e la formazione in elearning per il ricollocamento, l’applicazione del Progetto IO potrebbe in questo modo diventare una vera e propria IA, ovvero un sistema pratico, usabile e intelligente in grado di affrontare sistemicamente e attivamente il problema dell’occupazione e di porre l’Italia come capofila dell’innovazione nel lavoro a livello mondiale.La @RegioneVeneto è la prima ad aderire alla fase di test del #progettoIO (https://t.co/eCWBtmCwQF) con i cittadini, che saranno invitati a testare le funzionalità della app per contribuire al perfezionamento in vista del suo arrivo negli store nella seconda metà del 2019 #Smau pic.twitter.com/1C1BKwDJQ6
— Team Digitale (@teamdigitaleIT) 29 marzo 2019
Mirko Pallera, direttore Ninja.it