Daily Brief – Giovedì 27 giugno 2024
Coworking, smart working e flessibilità: il vocabolario del lavoratore digitale
Breve guida ragionata per capire (veramente) i termini che caratterizzano oggi il mondo del lavoro
21 Maggio 2019

Agile Work
Per anni i termini di lavoro agile e lavoro flessibile sono stati usati in modo intercambiabile. Ciò ha portato a una certa confusione nelle organizzazioni e tra dipendenti e datori di lavoro. In realtà secondo la Legge 81/2017 il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Si tratta dunque di un concetto strettamente collegato a quello di Smart Working, che vedremo più avanti. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
Lavoro flessibile
Quello di lavoro flessibile è un’espressione in circolazione ormai da molto tempo e fa riferimento in genere a orari di lavoro flessibili. La flessibilità lavorativa, in maniera più ampia, è il concetto teorico in base al quale un lavoratore non rimane costantemente al proprio posto di contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma muta più volte, nell’arco della propria vita, la propria attività occupazionale e/o il datore di lavoro. In un’ottica evolutiva e di accrescimento, la flessibilità dovrebbe prevedere un costante miglioramento delle conoscenze del lavoratore e di conseguenza del livello occupazionale raggiunto, sia per quanto riguarda il profilo economico sia per quanto riguarda quello delle competenze professionali. Se utilizzato in modo corretto, il lavoro flessibile è un modo di lavorare che si adatta alle esigenze del dipendente, come lavorare da casa, avere orari di inizio e fine della giornata lavorativa flessibili, condividere il lavoro o accedere al lavoro part-time in particolari fasi della propria vita personale e professionale. La flessibilità in senso più lato è intesa in termini di orario, sede di lavoro e mansione: come disponibilità, rispetto alle esigenze e richieste del datore di lavoro, o ad un trasferimento della sede di lavoro. In Italia esistono diverse forme di lavoro flessibili previste per legge. Il concetto di flessibilità rischia di trasformarsi in instabilità e precariato quando questo si traduce ad esempio nella mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e nella mancanza di un reddito adeguato per la pianificazione della propria vita presente e futura. Secondo l’ultimo report annuale Global Workspace Survey di IWG, il 30% degli intervistati rinuncerebbe a ferie e permessi pur di poter scegliere il luogo da cui lavorare, mentre per il 50% le forme di flessibilità previste da un’azienda sono valutate con un’importanza maggiore del prestigio dell’azienda stessa. Un dato che conferma l’importanza strategica della flessibilità per attrarre talenti e aumentare la produttività.
Remote Working
Si parla più semplicemente di remote working, o lavoro da remoto, quando il lavoro viene svolto dal dipendente o dal professionista in qualunque luogo diverso dall’ufficio di un’azienda. Il lavoro quindi può essere svolto da casa, da un coworking, da una caffetteria, da una spiaggia, insomma da qualsiasi luogo nel quale sia disponibile una connessione a Internet. Il concetto di remote working si specifica meglio, poi, considerando i supporti tecnologici legati a questa tipologia di lavoro: il confronto e la relazione con collaboratori, colleghi e clienti avviene principalmente attraverso software e app come Skype, Google Drive, Slack, Trello etc. A questo termine del mondo del lavoro è direttamente collegabile anche quello di home working e di mobile working, cioè del lavoro effettuato da casa o in mobilità.
Coworking
Si tratta di uno dei termini che ha avuto più grande diffusione nell’ambito del lavoro digitale negli ultimi anni, ma sei sicuro di sapere esattamente a cosa faccia riferimento? Il coworking è uno stile lavorativo che prevede la condivisione di un ambiente di lavoro come un ufficio, pur mantenendo un’attività lavorativa indipendente. A differenza del tipico ambiente d’ufficio, chi fa coworking in genere non è impiegato nella stessa organizzazione (anche se questo trend sta cambiando velocemente e vedremo a breve perché). I primi coworker sono stati professionisti e liberi professionisti, persone che viaggiano frequentemente e che lavorano spesso da luoghi diversi, con la necessità di avere un ufficio in ogni città nella quale si trovano per le loro attività. Oggi sono molti i nomadi digitali che grazie a Internet, possono portare il lavoro ovunque con loro. Spesso nello spazio di coworking nascono network di contatti e dunque collaborazioni lavorative nate proprio dalla condivisione dell’ambiente professionale quotidiano. I coworker condividono valori e visioni e non è raro che tra i loro talenti si inneschino nuove sinergie. Il primo spazio di coworking propriamente detto è nato a San Francisco nel 2005 ad opera di Brad Neuberg, ma oggi sono sempre di più anche le aziende che proprio grazie a lavoro agile e smart working, scelgono il coworking come alternativa al classico ufficio. Flessibilità degli spazi, possibilità di accesso ad una struttura in diverse città, connessioni veloci sono solo alcuni dei vantaggi per le imprese. Tra gli altri vi sono quelli legati ai costi di gestione: si pensi al risparmio sulle spese energetiche, sulla gestione delle mense aziendali, sulla pulizia. Senza dimenticare che gli spazi flessibili del coworking diventano fattori abilitanti per la crescita dell’azienda stessa, in cui trovare innovazione e networking, ma anche nei quali poter lavorare sulla brand reputation e sul talent retention.