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  • Dai meme di politica alla politica dei meme: la rivoluzione di Elon Musk

    15 Novembre 2024

    C’erano un tempo gli UGC (User-Generated Content, i contenuti generati dagli utenti della rete) e ci sono ancora, solo che in molti casi diventano indistinguibili dai contenuti sia di marketing politico che commerciale.

    La prima distinzione da fare è proprio questa: tra la comunicazione dei brand e quella politica ed istituzionale.

    Le aziende intasano da anni i new media di comunicazioni che possiamo definire “UGC sounding”: contenuti che sembrano creati dal basso ma che non lo sono veramente.

    Possiamo dividerli in due gruppi: quelli costruiti dai reparti marketing che sembrano grassroots, senza esserlo e quelli che invece sono realizzate veramente dal basso, ma da creator e influencer ingaggiati dalle aziende stesse.

    Un’arma di contestazione e comunicazione istituzionale

    E per quanto riguarda il marketing politico?

    Il panorama è molto più divertente per chi ama trollare candidati ed eletti: i meme hanno rappresentato, nell’ultimo decennio almeno, un formidabile strumento di contestazione basato spesso su sottointesi e intelligente ironia.

    Poteva succedere, durante una campagna elettorale, che un politico rispondesse a un “attacco” bottom-up in tempo reale proprio attraverso un meme.

    LEGGI ANCHE: “You are the media now”, cosa significa il post di Elon Musk che celebra la vittoria di Trump

    Stiamo assistendo tuttavia a un cambio di passo anche su questo fronte: l’avvento del secondo mandato di Trump, supportato da Elon Musk, ha portato i meme a un grado di significato che mai avevano assunto prima: adesso sono utilizzati dai protagonisti istituzionali sia per dare notizie che per ironizzare sulle notizie stesse che li riguardano.

    “You Are the Media Now”: il ruolo dei meme nel nuovo panorama politico

    I nuovi meme racchiudono, allo stesso tempo enunciatore ed enunciato: si tratta di un approccio nuovo ed estremamente interessante coerente con “You are the media now“, il post utilizzato da Musk per celebrare la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali 2024.

    elon musk tweet - you are the media now

    Il cittadino/elettore/creator diventa finalmente un media, superando McLuhan (“The medium is the message“) su ben tre piani:

    • Il primo piano si era già affermato nella comunicazione pre-“you are the media now”: il messaggio è creato e diffuso dal singolo, indipendentemente dal media contenitore.
    • Il secondo piano rappresenta una novità e riguarda il cittadino coinvolto in questa creazione e il contenuto creato e divulgato. Con il suo post “You are the media now”, Musk sottintende da una parte la sostanziale “liberazione” di oltre metà degli utenti che finora erano censurati dalle ferree regole della community, e dall’altra afferma che le piattaforme non sono mai state davvero libere e che, d’ora in poi, dovranno esserlo per forza. E alcune lo sono già, sottinteso ovviamente X, come capofila di questa rivoluzione. Per la prima volta ciascuno diventa quindi editore di sé stesso, in un processo di creazione davvero libero.
    • Il terzo e ultimo piano unisce, per la prima volta, il destinatario politico alla creazione del contenuto memetico. Se prima il meme era un’arma della contestazione e della satira dal basso, oggi assistiamo a una situazione inedita in cui i politici, e figure di primo piano come Elon Musk, sono coinvolti direttamente nella produzione e diffusione dei meme non solo in campagna elettorale ma anche come veicolo di propaganda e informazione.

    Succede così che il nuovo “Department of Government Efficiency” si chiama così “DOGE”, esattamente (e volutamente) come il celebre Meme del cane più celebre del web.

    L’evoluzione del ruolo del cittadino nel media landscape

    Il riflesso della memizzazione arriva anche nei mercati delle criptovalute: tra le top 20 possiamo vedere Dogecoin (DOGE), Shiba Inu (SHIB) o Pepe (ispirato a Pepe the Frog) con capitalizzazioni di mercato che si avvicinano complessivamente ai cento miliardi di dollari.

    Melissa Chen ha scritto su X: “Mi sto sbellicando dalle risate ascoltando i giornalisti seri del WSJ pronunciare ‘DOGE’ con la loro voce da radiocronisti professionisti, nel contesto di un pezzo di cronaca seria. Una parte di me non riesce a credere che tutto sia iniziato da un meme. Un’agenzia governativa è stata creata tramite meme. Molto wow“.

    “You are the media now” finisce per assumere un duplice significato: da un lato, celebra la democratizzazione della voce individuale e la libertà d’espressione; dall’altro, implica una responsabilità crescente per il cittadino, che diventa co-creatore di significati e interprete attivo in un universo mediatico sempre più libero e frammentato in cui tutto può essere descritto con un meme e, quindi, con ironia.

    Il cambio di paradigma è netto: non siamo più solo spettatori della comunicazione politica, e non siamo nemmeno semplici creatori all’interno di social media che erano editori (e quindi potevano accettare o meno le nostre “creazioni”) ma diventiamo parte integrante del processo comunicativo stesso con spazi liberi che si moltiplicano tra podcast, magazine online, social media e altri network.

    Il paradigma dei meme nella narrazione pop-politica contemporanea

    Lo ha scritto correttamente lo storico Niall Ferguson su “The Free Press”, proprio uno dei media protagonisti di questa nuova rivoluzione digitale all’insegna del free speech: “...it was a victory for SpaceX, for Starlink, for Polymarket, for Bitcoin, for Anduril, for Palantir, for Marc Andreessen, for Joe Lonsdale, for Joe Rogan, for The Free Press—in short, for the new generation of builders whose autistic-virile qualities Musk exemplifies“.

    I meme, dunque, non sono più un semplice mezzo di espressione individuale o di contestazione, ma un elemento strutturale della nuova narrazione mediatica e politica, in cui chiunque può diventare, in tempo reale, tanto emittente quanto protagonista e fonte del messaggio, trasformato in ironia pop. Dal semplice cittadino/utente ai più alti esponenti delle istituzioni e delle corporation.

    Mainstream media vs meme: il futuro della credibilità nell’informazione

    It’s afraid“, recita proprio un altro meme che Musk prende in prestito da Starship Troopers. L’ennesimo riferimento a quell’immaginario pop anni ’80/’90 protagonista del nuovo corso del marketing politico americano, supportato anche da corporation tecnologiche i cui nomi sono ripresi da quello stesso universo simbolico, come ad esempio Anduril o Palantir.

    I sondaggi davano la credibilità dei mainstream media al minimo storico già prima di questo ulteriore terremoto comunicativo. Quale sarà adesso il loro futuro?

    Executive Master
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