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Quanto vale il mercato dei diritti d’autore conteso da SIAE e Soundreef
Secondo i dati forniti da SIAE, gli incassi sul diritto d'autore sono saliti del 9,5% rispetto al 2014 (+49,7); 475 milioni sono gli importi ripartiti
16 Febbraio 2018

La norma che rompe il monopolio (usata a metà)
Se la legge prevede espressamente l’ingresso a nuovi operatori, anche stranieri, nei mercati nazionali con lo scopo di uniformare le normative e liberalizzare il mercato del diritto d’autore nell’eurozona, nel recepimento della direttiva il legislatore ha confermato l’esclusiva di SIAE nell’ambito della riscossione dei diritti e nelle operazioni di controllo, dietro espresso mandato del soggetto terzo. C’è da scommettere che Soundreef non concederà questo titolo tanto facilmente. In breve, il pasticcio è questo: l’Italia riconosce l’esistenza di soggetti terzi, in grado di svolgere funzioni assimilabili a quelli della Società Italiana Autori ed Editori, e permette all’artista di scegliere liberamente a chi affidarsi, ma conserva un ruolo tanto centrale che ogni nuovo soggetto dovrà essere in relazione stretta, se non in partnership, con SIAE, creando un legame “tanti verso uno” che sembra sminuire sensibilmente la portata dell’intervento del legislatore europeo. Se accertamento e riscossione rimangono nelle mani dello storico ente italiano, il suo ruolo rimarrà centrale in barba a qualsiasi forma di liberalizzazione. Ufficialmente monopolistico dal 1941. Particolare non da poco: i soggetti che volessero partecipare alla concorrenza con SIAE per la gestione e la tutela del diritto d’autore dovrebbero agire senza scopo di lucro. Significa, in pratica, escludere Soundreef e le altre realtà che nascono con l’obiettivo espresso di fornire un’alternativa valida e, perché no, guadagnarci su. Soundreef non è stata a guardare e ha stretto un accordo con LEA, una neonata società no profit, infilandosi quindi tra le fitte maglie della norma. Ciò che è certo è che tanto in campo giuridico quanto in quello che attiene alle questioni economiche, la situazione rimane confusa e poco chiara.Cosa c’è dietro la guerra tra Soundreef e SIAE
“Fedez lascia a SIAE e si affida a Soundreef“. Titola così una news di fine aprile 2016 quando la startup di Davide D’Atri ha pubblicato sul suo sito lo storico passaggio di uno dei rapper più famosi sulla scena italiana alla scuderia della startup. La scelta di Fedez ha apertola strada tanto a un interesse globale alla nuova realtà che promette di far meglio della monopolistica SIAE, quanto alla curiosità di artisti, che hanno emulato il precursore abbastanza presto. Soundreef adesso è presente in più di 20 Paesi nel mondo e in Italia amministra il repertorio di oltre 10.000 autori ed editori (su 25.000), tra i quali Gigi D’Alessio, Enrico Ruggeri, JAx e Fabio Rovazzi, ma anche Dark Polo Gang e 99 Posse. Se è vero che SIAE sta cercando di modernizzare il suo apparato e svecchiare un’immagine un po’ offuscata dalle recenti (e non) critiche che imputerebbero una gestione forfettaria e poco trasparente dei diritti d’autore, cambiare solo l’abito non può bastare. La rottura di un monopolio che dura da quasi 100 anni non ha prodotto l’effetto di ampliamento del mercato che avrebbe dovuto, negando ad aziende come Soundreef e Patamu di entrare davvero sul mercato. Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente, non è così?Il tesoretto del diritto d’autore
