Una mini guida per capire il Growth Hacking
Tutto quello che c'è da sapere quando parliamo di Growth Hacking
16 Maggio 2024
Sebbene sia un termine controverso e talvolta abusato, il Growth Hacking sta diventando sempre più comune e utilizzato.
Tuttavia, nonostante la sua crescente popolarità, questo approccio risulta poco chiaro ai non esperti di settore. Tutti vogliono crescere velocemente, ed acquisire milioni di utenti e dollari di fatturato. Giacomo Arcaro, growth hacker e marketing expert, in un’intervista lo ha infatti definito “una metodologia progettuale che ha a che vedere con il come affrontare un’opportunità e trasformarla in successo, tramite sperimentazioni veloci, rapide e in sequenza“.
Ma in concreto, che cosa vuole dire?

Growth Hacking: tutto quello che devi sapere
Partiamo dalle basi: il Growth Hacking è un insieme di processi in grado di combinare marketing, programmazione, intelligenza artificiale, ottimizzazione per dispositivi mobili e creazione di contenuti altamente personalizzati.
Lo scopo finale è quello di individuare le strategie più efficaci per fare crescere un business. Si tratta di una strategia che nasce nella Silicon Valley nel panorama delle startup, dove l’assegnazione di un budget dedicato agli investimenti di marketing si combina alla mancanza di un background di marketing tradizionale, ma che è diventato fondamentale anche per la crescita di piccole e medie imprese.
I fari che guidano i growth hacker non sono i budget, le spese oppure le conversioni, ma solo la crescita. L’unica metrica che per le startup è davvero importante e che spesso distingue un brand di successo da uno destinato a sparire.

Growth Hacking vs Web Marketing
Viene quindi spontaneo chiedersi qual è la differenza tra web marketer e growth hacker.
In un articolo di Quora si parla del confronto tra le diverse definizioni e i termini riguardanti la professione del growth hacker, che abbraccia una vasta gamma di ruoli, tra cui growth developer, technical growth specialist e possibili fusioni tra growth marketer e technical growth marketer.
Questo mette in luce come il growth hacker, combinando le competenze di un marketer con quelle di un professionista tecnico, possa tranquillamente spaziare dall’ingegneria allo sviluppo e alla gestione dei contenuti, a seconda delle esigenze. È proprio questa fusione che la rende una professione cruciale e altamente ricercata in questo periodo.
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8 tips per fare (bene) Growth Hacking
- Assicuratevi di creare un prodotto che la gente vuole davvero. Sembra scontato, eppure questa è la prerogativa più importante perché il mercato è saturo di prodotti e servizi di ogni tipo. Lo scenario è cambiato parecchio rispetto al passato, e i bei tempi in cui un brand poteva commercializzare prodotti mediocri ed avere comunque successo con i giusti investimenti, sono finiti.
- Target: assicuratevi che il vostro prodotto arrivi alle persone giuste. Fate attenzione a non creare il prodotto giusto e proporlo alle persone sbagliate. È bene tenere sempre a mente quale step della legge dell’innovazione e della diffusione si è raggiunto. Il ciclo di vita che ogni prodotto nuovo e innovativo deve affrontare include infatti quattro stadi: early adopter, early majority, late majority e infine i ritardatari.
- Acquisizione: uno dei temi più importanti che riguarda il growth hacking riguarda i motori della crescita. Sono tre le vie che i brand possono scegliere per ottimizzare l’acquisizione dei clienti. La prima strada, è quella virale: la crescita avviene principalmente attraverso la segnalazione di altre persone ai loro amici, familiari o colleghi. La seconda via è più “appiccicosa” e punta a creare un’esperienza irresistibile che faccia rimanere le persone “incollate” ai contenuti il più a lungo possibile. Infine, la terza via è quella a pagamento. L’esempio è Groupon: spendete 50 dollari per acquisire un cliente che alla fine varrà 500 dollari per la vostra azienda.
- Attivazioni per creare conversioni: sono tre le fasi in cui intervenire: quella precedente all’iscrizione, la prima esperienza utente in cui si deve capire il valore del prodotto, e infine quella post iscrizione che punta ad eliminare dubbi o ripensamenti.
- Fidelizzazione: il segreto del marketing basato sulla fidelizzazione è evitare di avere una visione focalizzata su un solo canale ma di mantenere uno sguardo a tutto tondo. Questo perché oggi i consumatori passano da un canale all’altro e da un dispositivo all’altro prima di acquistare. Google lo chiama il momento della verità: il modo in cui i clienti interagiscono con il marchio prima ancora che ce ne possiamo rendere conto.
- Finanziamenti: per avere successo, bisogna pensare come persone di successo e quindi prevedere fin dall’inizio un team e un’infrastruttura che possa elaborare milioni di ordini. Per fare tutto questo, serve riuscire ad attrarre finanziamenti significativi.
- Misura le variabili giuste: molti brand investono tempo, energia, sforzi e denaro per creare sistemi complessi per misurare la felicità dei clienti quando spesso una semplice domanda, formulata nel modo giusto, può fornire un’indicazione migliore delle prestazioni. La domanda è forse uno degli indicatori più efficaci per misurare la crescita del fatturato: “Consiglierebbe questa azienda a un amico?”.
- Continua a migliorare il tuo prodotto: chi si ferma è perduto, ed è destinato ad essere superato dai suoi competitor. Invece di vedere i clienti solo come una rendita economica è bene iniziare a cambiare prospettiva, guardandoli come individui in continua evoluzione e in continuo cambiamento, profondamente influenzati da una serie di fonti esterne.
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