La riforma sul copyright è stata approvata: cosa cambia per chi crea contenuti (e per chi li condivide)
I due grandi blocchi contrapposti di favorevoli e contrari si sono misurati a colpi di tweet e post. Vediamo insieme cosa può succedere adesso insieme a Giovanni Mattia Ricci, Docente di Diritto d'autore presso l'Università di Salerno
27 Marzo 2019

In tutta Europa decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro #article13 della proposta di direttiva #copyright.
Certi politici pur di negare la realtà sostengono che fossero tutti figuranti pagati.https://t.co/TAO3kS3XRU#SaveYourInternet — Wikimedia Italia (@WikimediaItalia) 26 marzo 2019
Le motivazioni di Wikipedia
Noi di Ninja avevamo già sollevato la questione, registrando i tanti movimenti a favore delle iniziative a sostegno di una riforma ma in completo disaccordo con quanto proposto dagli organi europei e le modalità attraverso le quali attuare gli obiettivi. Maurizio Codogno, portavoce di Wikimedia Italia, aveva commentato per noi gli obiettivi della protesta: «L’obiettivo che vogliamo raggiungere è che ci sia un numero sufficiente di eurodeputati che bocci per lo meno gli articoli 11 e 13 (ora sono 15 e 17) perché riteniamo che non siano utili né per gli autori né per lo scopo che, in teoria, la Direttiva si propone. Si vorrebbe creare un mercato unico per il copyright, in realtà, per come sono formulati gli articoli 11 e 13 si ottiene un guazzabuglio che ha poche possibilità di funzionare».
summary of the #Copyright debate: While across ?? more than 100.000 citizen protest against #Article13, collecting society executives are holding up little yellow papers in support of the directive, while zipping champagne at the Paris book fair. #SaveYouInternet #Artikel13Demo pic.twitter.com/hvCg7RuUyB
— communia (@communia_eu) 23 marzo 2019
Cosa succederà adesso
Per capire in concreto cosa dobbiamo aspettarci nei mesi a venire e se, davvero, il nostro modo di usare internet subirà inevitabili cambiamenti, abbiamo chiesto a Giovanni Maria Ricci, Docente di Diritto d’autore presso l’Università di Salerno ed esperto di copyright, concorrenza e marchi e brevetti di fornirci qualche strumento per mantenere il sangue freddo. La proposta ha suscitato molte polemica. Si tratto di un provvedimento, semplicemente, sbagliato? «La Direttiva in sé non può essere giusta o sbagliata. Se parliamo di efficacia, dipende da quali norme consideriamo. Si tratta di una direttiva “patchwork”, nel senso che considera tutta una serie di aspetti del diritto d’autore molto differenti, anche se tutta l’attenzione si è focalizzata su due articoli, l’articolo sulla responsabilità delle piattaforme, il 13, e sull’articolo 11, cioè sul compenso dovuto agli editori nel caso di riutilizzo di articoli giornalistici. Di per sé l’articolo 11 probabilmente è inefficace, perché esistono già due leggi in Spagna e in Germania molto simili alla Direttiva nelle intenzioni, in particolare quella spagnola. Quello che però è successo in Spagna è che Google News ha chiuso e che oggi l’aggregazione delle notizie avviene attraverso fornitori di notizie che sono fuori dalla Spagna. Per esempio, se prima un articolo veniva ripresa da El País o da altri quotidiani spagnoli, ora le news arrivano ma da organi di informazione terzi. Quindi, anche su questo, non credo che la qualità dell’informazione ne abbia beneficiato: è una norma che rischia di essere a vantaggio zero per gli editori. Anche se chiaramente diventa difficile prevederlo a “bocce ferme”, per quanto ha riguardato la legge spagnola lo scenario è stato esattamente questo. Abbiamo un antecedente normativo di cui sarebbe stato necessario tenere conto».
