xAI acquisisce X in un’operazione da 45 miliardi di dollar...
Come fare per avere una mente aperta come quella dei visionari di oggi
Il grande potere dell'immaginazione rende capaci noi adulti di riappropriarci dei poderosi mezzi dei fanciulli e impiegarli con le risorse "dei grandi"
30 Maggio 2018
Perché amiamo i visionari (ma solo se hanno successo)
Elon Musk, Steve Jobs, Richard Branson sono spesso definiti “visionari”, persone che “hanno una visione”, “guardano avanti”, “anticipano i tempi”. Ci risiamo, noi non visionari facciamo fatica ad esprimere concetti che non ci appartengono, non li comprendiamo e li rinchiudiamo in comode forme verbali, che possiamo usare come moneta sociale da scambiare con semplicità.
Cosa vuol dire avere una visione (e perché noi non l’abbiamo)
Cos’è una visione? Prova a ricordare quando eri bambino e un’automobilina giocattolo tra le mani proiettava intorno a te piste velocissime e tortuose, giri della morte infuocati e pubblico adorante sugli spalti. La tua mente bambina costruiva mondi in pochi attimi e spostava montagne, li cambiava, li mischiava con una semplicità disarmante. Una ignoranza genuinamente produttiva del gioco sovvertiva le leggi della fisica delegando agli adulti le scocciature della forza di gravità, insieme alle preoccupazioni, alle bollette, alla noia della normalità. La parola “visione” è spesso associata, anche, ad apparizioni mistiche o eventi predittivi, ma ciò che accomuna tutte le esperienze relative all’immaginazione profonda è la temporanea astrazione dalla realtà. Il grande potere dell’immaginazione rende capaci noi adulti di riappropriarci dei poderosi mezzi dei fanciulli e impiegarli con le risorse “dei grandi”. A che serve poter cambiare il mondo, se non sogni più di farlo? Anche il sogno è una visione: “sogni ad occhi aperti” e “hai la testa fra le nuvole”, precedono spesso uno scappellotto allo studente distratto. “Avere la testa fra le nuvole”, riesci davvero a immaginare una sensazione più bella, soffice, dolce?
Imparare ogni giorno per crescere
Applicarsi a nuove discipline a qualunque età, crea nuove sinapsi. I nuovi collegamenti che vengono a formarsi sono incrociati e si integrano con le sinapsi già esistenti, aumentando il numero dei canali disponibili per trasmettere informazioni e velocizzando i processi. Per banalizzare, è quello che accade quando impari a guidare l’auto o ad andare in bicicletta. Il corpo acquisisce una memoria biologica e opera in modo automatico reagendo agli stimoli con sicurezza, perché il processo è acquisito e archiviato. Ricordi, con un po’ di imbarazzo, che alle prime volte al volante guardavi il pomello del cambio per sapere quale marcia inserire? Beh, dopo pochi, pochissimi tentativi, hai smesso di confondere il pedale della frizione con quello del freno e hai smesso di considerare la vista come uno strumento di controllo.
Perché non è facile vedere come un visionario, ma invece può esserlo
Quindi, come si diventa visionari? Più semplicemente, come si acquisisce un mindset tanto aperto da non considerare la vista l’unico strumento per “vedere”? Una buona attitudine rimane quella di provare a comprendere i propri limiti, nell’ottica di superarli. Percepiamo con molta chiarezza un frutto rosso su una foglia verde perché siamo geneticamente programmati in questo modo. La natura ha progettato i nostri occhi in modo perfetto, consentendoci di individuare facilmente un frutto maturo dalla brillantezza delle foglie del suo albero, o un predatore nascosto nella selva. Risulta chiaro che il nostro orizzonte è rimasto limitato fin quando non abbiamo tirato su la schiena e alzato la testa, abbandonando la frenetica, rumorosa, pericolosa rincorsa della preda per perdere lo sguardo in quel vasto, incontenibile, spaventoso blu del cielo. E quando abbiamo visto per la prima volta le stelle, immaginato di cavalcare gli arcobaleni e salire sul carro che traina il sole, quanto e come sarà cambiato l’uomo? Come si fa per traslare questo processo di meravigliosa scoperta ai nostri giorni, nei nostri freddi uffici? Come si torna a disegnare come bambini? La risposta è quella comune a molte domande: attraverso lo studio. Ammettere di non conoscere praticamente nulla è, ancora dopo più di duemila anni, il presupposto fondamentale del viaggio verso una consapevolezza più ampia. Esistono certamente percorsi formativi in grado di massimizzare l’esperienza dell’apprendimento, a partire dallo spessore degli insegnamenti che vengono offerti, ed è altrettanto importante perseguire la strada della ricerca personale. Curiosità, voglia di conoscere e auto-miglioramento sono le parole chiave di un percorso formativo che non si può esaurire con gli studi accademici, ma che deve accompagnarci per tutta la vita. LEGGI ANCHE: Mindvalley U: ecco il modello che sta rivoluzionando l’educazioneCosa puoi fare per vedere come un visionario
Allenati a immaginare la realtà come se fosse diversa Semplicemente, prenditi del tempo per meditare. Esplorare le possibilità che le diverse alternative possono rappresentare è un vero “portale sul futuro”. Attraverso la comprensione che le situazioni attuali dipendono in gran parte dalle scelte che abbiamo fatto in passato e che quindi possiamo, letteralmente, costruire il nostro futuro partendo dal quotidiano, la rottura col modo di pensare precedente è inevitabile. Mettiti in discussione, sempre Non esistono verità assolute. Oppure sì? Il punto non è trovare una risposta, ma porsi continuamente le domande giuste. Se ritieni che qualcosa sia impossibile da fare, che un’azione sia troppo complicata da compiere, il tuo pensiero creativo rende davvero impossibile andare avanti. In pratica, l’influenza della predisposizione personale sugli eventi futuri è palese. Se sei convinto che non ce la farai, beh, conosci già il tuo futuro: non ce la farai.
