Daily Brief – Lunedì 18 novembre 2024
La plastica biodegradabile offre una nuova prospettiva al riciclo, grazie agli scarti di cibo
I PHA, completamente decomponibili, segnano un altro passo verso la sostenibilità
5 Maggio 2020
- Gli effetti della plastica riversata negli ambienti ha spinto le aziende a rimediare ai danni che tutti noi da troppi anni abbiamo recato all’ecosistema;
- Anche gli scarti delle nostre tavole potranno essere trasformati in oggetti di uso comune grazie ad alcune colonie di batteri.

Cosa hanno in comune le bucce di banana e la plastica?
Da qualche anno si stanno perfezionando dei processi dedicati proprio ai rifiuti alimentari. Da questi infatti è possibile ottenere un tipo di plastica biodegradabile, “naturale”, che dà vita a materiali completamente compostabili. E così le bucce della frutta, l’olio di frittura, le patate e altre materie prime, invece di essere lasciate libere di trasformarsi in carbonio e gas serra, avranno una nuova vita tutta degna di stima. Oggetti o prodotti di uso comune, come stoviglie o imballaggi, decomponibili ed ecologici. Le bioplastiche in questione, non provenienti dal petrolio e totalmente naturali, sono i PHA (poliidrossialcanoati) – polimeri poliesteri termoplastici – cioè catene lineari di molecole combinate tra loro e facilmente malleabili grazie al calore. LEGGI ANCHE: DIESEL e Coca-Cola insieme per l’ambiente: una collezione esclusiva da materiali riciclati
Batteri produttori di plastica
Il tipo di plastica tutta naturale deriva, in parole povere, dal processo di digestione di diverse colonie di batteri. I PHA nient’altro sono che il prodotto di questi esseri unicellulari, ottenuto attraverso il processo di sintetizzazione di zuccheri e lipidi in particolari condizioni di coltura come l’eliminazione di azoto, zolfo e fosforo. La trasformazione in PHA avviene in circa sette giorni e sono coinvolte varie specie batteriche (Bacillus, Rhodococcus, Pseudomonas,etc) che, come in una catena di montaggio, hanno ognuna il proprio ruolo produttivo. Una coltura di batteri si occuperà di scomporre i rifiuti alimentari in minuscoli blocchi di carbonio. Il ruolo della seconda coltura sarà quello di mangiare il carbonio e immagazzinarlo nelle proprie cellule. Il prodotto finale, che per i batteri è accumulo di energia, a noi si presenta sotto forma di granuli che opportunamente estratti daranno vita a materia plastica biodegradabile. LEGGI ANCHE: Chi sono i brand di moda che dicono no alla plastica e scelgono la sostenibilità
La plastica biodegradabile che si crea e che si distrugge
Questa nuova alternativa vede come protagonista la startup canadese Genecis. L’azienda biotecnologica, nata nel 2016, intende creare plastica biodegradabile ad uso commerciale e lanciarla presto a prezzi relativamente bassi, aprendo così la strada ad una nuova consapevolezza verso l’economia circolare. Il nuovo materiale ha una bassa permeabilità all’acqua e un’alta resistenza termica ma presenta le medesime proprietà della plastica a base di petrolio. La sua degradazione però è veloce: circa un anno in ambiente terreno e marino. Inoltre, in partnership con Sodexo, società di servizi alimentari, Genecis si vede impegnata a riconvertire gli sprechi delle mense aziendali in prodotti compostabili riutilizzabili dalle mense stesse. Un interessante progetto a dimostrazione della funzionalità della tecnologia a favore delle economie circolari. LEGGI ANCHE: Questa bioplastica è ecosostenibile e tracciabile grazie alla blockchain