Daily Brief – Lunedì 29 luglio 2024
Il work-life balance potrebbe essere la cosa peggiore a cui tu possa ambire
Rinunciamo all'equilibrio e cerchiamo una parola (e una modalità) più realistica di vivere le nostre caotiche vite
16 Dicembre 2019
- Il rapporto d’equilibrio tra la vita e il lavoro viene spesso presentato come una prospettiva utopica chiamata “work-life balance”
- Jeff Bezos e Stew Friedman preferiscono il concetto “work-life harmony”, ricercando piuttosto l’armonia
- L’errore del “work-life balance” è nella separazione dei due termini. Work e life non sono due aspetti distinti, ma sono due elementi complementari
Cosa fa una bilancia?
Il concetto di balance (equilibrio), prende in prestito un’immagine: quella della bilancia. In particolare quei modelli a due braccia, o due piatti, per confrontare masse diverse. Nel concetto di work-life balance figlio di questa immagine, su uno dei due bracci si trova il lavoro, sull’altro la vita privata. La felicità si raggiunge quando le due forze, separate e divise, stanno in equilibrio. Ma cosa tende a fare una bilancia quando una delle due forze cresce? Quando si ottiene quella promozione tanto ambita, oppure arriva un figlio? Ovvio, si sbilancia. O meglio, tende a ri-bilanciarsi con un nuovo equilibrio, che è molto più spostato verso uno dei due lati. Certo, se avere successo significa incorrere in una forma di auto-distruzione come quella di cui ha parlato Elon Musk lo scorso anno al NYT, allora forse sarebbe meglio l’altra opzione. Ma è davvero così bianca o nera la vita? Dobbiamo scegliere se abbruttirci da un lato o farlo dall’altro? Certo è che raramente il prezzo della grandezza e del successo è un noioso, equilibrato qualunquismo.
Alternative all’equilibrio
Non siamo certo i primi a sottolineare il problema di ‘wording’ che il concetto di work life balance presenta. E persone ben più famose e note hanno provato a reinventare questo concetto così che sia più aderente alla realtà. Jeff Bezos, ad esempio, in un’intervista ha detto di preferire il concetto di “work life harmony” a quello di equilibrio, che pare invocare un irrinunciabile compromesso, ricercando piuttosto l’armonia, sostiene: “essere felice al lavoro mi rende migliore a casa, e viceversa”. Lo stesso ha detto Stew Friedman, uno dei massimi esperti mondiali sulla leadership, al World Business Forum. Sul palco di Milano ha portato proprio l’esempio di un’orchestra, o ancora meglio di un concerto Jazz. Tutti gli elementi che la compongono devono suonare in armonia, per non sovrastare gli altri né finire per non essere udibili. Solo così la performance, specie un’improvvisazione di jazz, può essere il capolavoro che è e non un ammasso caotico di suoni non coerenti. Joshua Zerkel, esperto di organizzazione professionale e produttività, suggerisce invece il termine “blend“. Un mix che dà origine a qualcosa di nuovo, così come i singoli ingredienti di una ricetta finiscono per creare un piatto gustoso e spesso molto diverso dai singoli elementi di base.Rimuovi la separazione e abbraccia la complessità
Qualsiasi definizione cerchiamo di dargli, comunque, è chiaro che l’equilibrio tra vita e lavoro non funziona. Anzi, rischia di farci del male, perché ci convince di dover ambire a qualcosa che è in realtà inarrivabile, un mito del nostro secolo. Un po’ come la produttività a tutti i costi, che rischia di creare un esercito di persone “indaffarate” ma non attive, e di contribuire a farci sprecare la nostra vita invece che a viverla meglio. L’aspetto più sbagliato di questa concezione, il primo da rimuovere, è proprio la separazione degli elementi che lo compongono. Work e life visti come due aspetti distinti della vita, due facce che non si guardano della stessa medaglia, due masse sui bracci della bilancia che combattono per arrivare ad avere lo stesso peso. Non si vive per lavorare, e viceversa.
Quando lasci andare l’idea di equilibrio, scopri che non esiste la formula magica
Come si fa quindi? Dai, dai, su, ditemi come possiamo fare a ottenere armonia, blend o qualsiasi termine new-age vogliamo inventarci. Spiacente, non si può. È uno degli elementi con cui bisogna iniziare a fare i conti, se decidiamo di abbandonare l’idea di equilibrio. Non esiste più nemmeno il concetto di aggiungere o togliere un peso, così che la bilancia torni in orizzontale. Diventa tutta una questione di priorità, e di saperle riconoscere. Saperne anche accettare e comprendere la transitorietà, perché non è detto che siano universali, valide per tutti o per tutto il tempo. Ad esempio, come freelance, in estate sento molto più pressante, che in inverno, la necessità di svegliarmi presto ed essere produttiva nelle prime ore della giornata, perché è molto più stressante anche la voglia di trascorrere del tempo all’aperto a godermi la bella giornata.