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Oltre 9 persone su 10 si sentono sole al lavoro: è allarme Workplace Loneliness
27 Maggio 2025
Il senso di isolamento riduce l’engagement, abbassa le prestazioni e favorisce l’abbandono.
L’Harvard Business Review ha evidenziato che i dipendenti che si sentono soli sono meno produttivi e meno coinvolti. L’OMS ha parlato di vera e propria epidemia globale, e uno studio dell’università di Tokyo ha rilevato che in Giappone 1 lavoratore su 10 si sente sempre solo, con picchi nelle fasce che lavorano molte ore.
Perché i giovani lavoratori si sentono soli
Tra tutte le generazioni, è la Gen Z a soffrire maggiormente. Secondo quanto riportato da Fortune, il 30% dei giovani tra i 18 e i 25 anni si sente isolato sul lavoro.
I motivi? Carenza di relazioni autentiche, modalità ibride mal gestite e mancanza di cultura organizzativa inclusiva. Il rischio è perdere una generazione di talenti già alla soglia dell’ingresso in azienda.
Manifesto italiano contro la solitudine nei luoghi di lavoro
Per invertire la rotta nasce in Italia il Manifesto del Relazionésimo, promosso dalla Fondazione Relazionésimo e da un comitato scientifico di alto profilo.

L’obiettivo è far entrare le imprese in una nuova era in cui il valore delle relazioni umane sul lavoro sia al centro delle scelte strategiche. Ketty Panni e Ombretta Zulian, fondatrici della Fondazione, sottolineano che “aiutare i collaboratori a creare connessioni sociali significa costruire una forza lavoro più felice, più sana e più produttiva”.
Cultura delle relazioni per il benessere lavorativo
“È indispensabile affermare la centralità della persona e delle relazioni umane in ogni scelta culturale, politica, economica e sociale”, affermano Panni e Zulian. Per loro, servono processi condivisi tra imprese, istituzioni e territori che rovescino le logiche tradizionali e rimettano le connessioni umane sul lavoro al centro dell’agire. Solo così è possibile sviluppare organizzazioni in grado di generare benessere e valore condiviso.
Dieci principi per combattere la workplace loneliness
Il Manifesto del Relazionésimo si articola in 10 punti fondamentali: dalla centralità della persona alla responsabilità come bene comune, dalla misurazione del valore relazionale all’eliminazione delle discriminazioni.
Le relazioni in azienda diventano così una bussola strategica per ripensare i modelli organizzativi e costruire contesti più inclusivi, sostenibili e partecipativi.
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connessioni per cambiare le imprese
Il progetto è supportato da un comitato scientifico di alto profilo, con studiosi come Mauro Magatti, Luigino Bruni e Chiara Giaccardi.
La Fondazione promuove il capitale relazionale, umano e narrativo attraverso iniziative rivolte a imprese, enti e territori. “Il dialogo quando si spezza si traduce in conflitto”, spiega Magatti, sottolineando che oggi i giovani chiedono senso, visione e partecipazione.
Il ruolo delle aziende nella promozione delle relazioni
Per Luigino Bruni, l’impresa è il luogo dove “più di ogni altro serve una mediazione sui temi del lavoro e della formazione”.
Le nuove generazioni, spiega, chiedono molto più di un contratto: desiderano condivisione di valori, relazioni autentiche e una visione del futuro in cui il bene relazionale non sia ridotto a merce, ma vissuto come leva di senso e felicità.
Connessioni umane sul lavoro: un nuovo paradigma da seguire
Superare la workplace loneliness non è più un’opzione, ma una responsabilità urgente per ogni organizzazione. Il Manifesto del Relazionésimo propone un modello fondato sulla prossimità, sulla cura e sull’alleanza generazionale.
Rimettere al centro le relazioni umane sul lavoro significa costruire non solo ambienti più sani, ma anche economie più forti e comunità più coese.